Nota per insegnanti, educatori, genitori:
“Senza forzare l’insegnamento della storia verso una impropria utilizzazione strumentale, non c’è dubbio che tale disciplina offra uno specifico contributo alla formazione di una cittadinanza nazionale, europea e mondiale. Per quanto riguarda la dimensione nazionale si presta in modo privilegiato ad educare alla memoria, con una attenzione tutta particolare alle vicende del Novecento, comprese le pagine più difficili della nostra storia nazionale. Particolarmente significativo risulta il ricordo delle lotte di liberazione e del successivo momento di concordia nazionale che ha consentito di elaborare e poi di consolidare la nostra Costituzione.” Indicazioni nazionali e nuovi scenari, MIUR 2018.
L’itinerario proposto vuole rispondere alle più recenti Indicazioni emerse in ambito nazionale in merito alla didattica della storia, con particolare riferimento al tema dell’educazione formale e informale, puntando a predisporre percorsi e ambienti di apprendimento affinché le conoscenze alimentino abilità e competenze culturali, metacognitive, metodologiche e sociali per nutrire negli studenti uno spirito critico e un’idea attiva di cittadinanza.
Lo studio della nascita della Casa del Popolo di Voltana e dei fatti e delle persone che ne hanno segnato la storia ormai più che secolare fornisce la testimonianza di un modello di educazione civica, partecipazione democratica e cittadinanza attiva, attraverso esempi di impegno individuale a favore della collettività e, più ancora, veicolando una visione per la quale l’azione collettivo rappresenta una risposta alla crisi economica, alle pressanti questioni occupazionali e sociali e diviene uno strumento per la tutela dei diritti dei lavoratori o dei potenziali lavoratori e delle loro famiglie.
Fin dalle sue origini nella Romagna ancora povera e contadina a cavallo fra XIX e XX secolo, l’esperienza della Casa del Popolo di Voltana rappresenta infatti un esempio di cooperazione, collaborazione e partecipazione civica per migliorare la condizione materiale delle persone, promuovere il progresso sociale e lo sviluppo civile, una lezione importante anche per il mondo di oggi spesso segnato dall’individualismo e dall’indifferenza.
La storia della Casa del Popolo di Voltana, strettamente intrecciata con quella della sua comunità di riferimento, è emblematica di quanto è successo in gran parte della Romagna dagli inizi del 900 e di come è proseguita la storia locale nel corso del XX secolo, assicurando alle nostre terre un importante percorso di crescita economica e sviluppo sociale.
In questo senso, l’itinerario didattico può rappresentare un’interessante opportunità per coinvolgere i giovani nello studio della storia della propria comunità, ed in specifico per invitarli ad approfondire aspetti come l’emergere, alla fine del XIX secolo, di un nuovo protagonismo sociale delle classi lavoratrici, il primo sviluppo di quel forte modello economico cooperativo che ancora oggi segna profondamente l’economia di Ravenna, il rilevante ruolo giocato in Romagna dalla presenza di un movimento socialista di massa, la tragedia del ventennio fascista, l’impetuosa rinascita del secondo dopoguerra e il successivo sviluppo di una società sempre più articolata e complessa, con nuovi bisogni e differenti esigenze di confronto e partecipazione
Come per le altre Case del Popolo, avvicinarsi alla storia della Casa del popolo di Voltana, diventa dunque occasione per comprendere come in passato si è riusciti a superare fasi difficili e travagliate grazie all’impegno solidale e collettivo e attraverso quali percorsi, intessuti di spirito democratico e partecipativo e di enfasi sull’idea di una cittadinanza “sociale”, la Romagna e Ravenna hanno potuto crescere e svilupparsi fino ad arrivare all’odierna condizione.
L’itinerario didattico è suggerito per le scuole di tutti gli ordini e gradi, ovviamente graduando la modalità di approccio e di approfondimento.
A seguire, in questo stesso capitolo del sito, trovate una “Breve storia di Voltana e della sua Casa del Popolo” che, in modo sintetico, ripercorre le varie fasi storiche che questa realtà ha conosciuto da fine 800 ad oggi, con rimandi a documenti, testi e immagini, per consentire un approccio diretto alle fonti.
Per chi ritenesse opportuno estendere la ricerca ai contesti comunali, provinciali o nazionale, con un’attenzione specifica ad avvenimenti particolari o un taglio più generale, è ampiamente disponibile, presso biblioteche, centri di ricerca o istituti storici, una nutrita bibliografia sui vari aspetti della storia del XIX e XX secolo. Per la realtà voltanese è sicuramente di primo riferimento il libro del compianto Athos Billi, Voltana. Una comunità particolare, Longo Angelo Editore, 2002.
La Casa del Popolo di Voltana e il Circolo Cooperatori APS sono comunque a disposizione per fornire informazioni ulteriori, documentazione in formato cartaceo, eventualmente organizzare incontri con testimoni significativi e, per quanto possibile, concordare forme di sostegno ad iniziative didattiche di classi ed istituti scolastici.
A tal fine è possibile inviare una email a circolo@circolocoop.ra.it o contattare William Savorani (williams@racine.ra.it) e Carlo Monti (carlomonti1953@gmail.com) entrambi attivi promotori delle attività della Casa del Popolo di Voltana e validi testimoni della comunità di Voltana e della sua Casa del Popolo. A loro peraltro va il merito di avere recuperato e dato ordine al materiale che trovate in questo itinerario.
Bibliografia e sitografia
(molti dei testi citati, particolarmente quelli pubblicati sull’Almanacco di Voltana, li trovate in PDF su questo sito)
- Menzani T. – Morgagni F., Nel cuore della comunità. Storia delle case del popolo in Romagna, FrancoAngeli editore, 2020
- Billi A., Voltana. Una comunità particolare, Longo Angelo Editore, 2002.
- Marangoni E., (sui treni della felicità), in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra, 2010.
- Monti C., La Casa del Popolo, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra, 2011.
- Monti C., La Nuova Casa del Popolo anno II, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2012.
- Monti V., I Treni della felicità, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra, 2010.
- Arch. Rava P., La Casa del Popolo: un simbolo di Voltana, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2012.
- Rinaldi G., I treni della felicità. Storie di bambini in viaggio tra due Italie, editore Ediesse, 2009. Savorani W., Quella volta che i “balilla” della Libia invasero la Casa del Popolo, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2011.
- Savorani W., Casa del Popolo 1945: la rinascita, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2012.
- Savorani W., La lezione di Luigi Antonellini, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2013.
- Silvagni F., La Casa del Popolo di Voltana, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2000.
- Silvagni F., Luigi Antonellini biografia a cura di, in Almanacco di Voltana, Fatti e gente di casa nostra 2013.
- Silvagni F., 80° anniversario della fondazione, Società cooperativa fra gli operai braccianti di villa Voltana, 1987, cooperativa agricola braccianti di Voltana e s. Lorenzo, Stampa Walberti-Lugo.
- Tratto dal libro “I treni della felicità” si suggerisce anche il film del 2011 Pastanera di Alessandro Piva.
- http://casedelpopolo.it/
- http://ospiti.peacelink.it/voltana/index.html
- http://www.paoloravarchitettura.it/casa-del-popolo
Le origini del nome Voltana.
La prima attestazione dell’esistenza di Voltana risale alla settecentesca “Storia di Lugo” del Bonoli, il quale -in un passaggio- fa riferimento al fiume Santerno e agli interventi per deviarne il corso (fai clic qui per scaricare un approfondimento in PDF). Di uno di questi, avvenuto negli anni 1690 dice che “…per liberare diversi terreni dal territorio dall’acque di questo fiume si fece un nuovo taglio al medesimo nel luogo, che ora (1730) si dice la Rivoltana, spettante alla nuova parrocchia di San Giuseppe” anche detta Chiesanuova. Nelle seguenti foto, Mappa di Romagna del 1760 e una foto degli scarriolanti degli anni ’20:
Nel “vocabolario Romagnolo-Italiano” del Mattioli 1879 si legge “Arvultana: tortuosità ed anche svolta. Serpeggiamento di strada”. Nasce il nome Voltana.
In realtà, fino a quasi tutto l’800, il territorio di Voltana è scarsamente abitato, segnato dalla presenza di case che erano poco più di capanne in argilla con tetto di canne, mentre l’intero territorio risultava afflitto dalla malaria dovuta alle acque paludose e da endemica miseria.
A peggiorare le cose, la zona di Voltana era infestata anche dalla ormai secolare piaga del brigantaggio che trovava terreno fertile nella povertà diffusa, nel sottrarsi agli obblighi militari, nell’avversione all’allora Stato Pontificio ed era agevolato da luoghi paludosi e inospitali in cui era più difficile essere rintracciati; l’ultimo capo dei briganti della zona, il temuto l’Umet (uomo piccolo) fu ucciso dai carabinieri regi nel 1873.
Gli abitanti di questa realtà erano quasi interamente analfabeti, le donne in particolare, mentre la terra apparteneva a poche grandi famiglie latifondiste, che per lo più vivevano in città: i Bentivoglio di Ferrara, i Gobbi, i Bondoli-Pastorelli, e poi gli Ortolani, i Giardini, i Gennari.
Perchè Voltana si sposta di quasi 3 km a ovest del sito originario di Chiesanuova? La bella chiesa di Chiesanuova, costruita nel 1717, é individuabile già nella cartina del Manzieri del 1764.
La fine dell’800 portò grandi cambiamenti. Con il nuovo Stato italiano ripresero le bonifiche, le famiglie possidenti cominciarono a modernizzare l’agricoltura. Ma soprattutto nel 1886 il territorio della futura Voltana è interessato dalla costruzione della ferrovia Ravenna-Ferrara e qui viene realizzata una stazione che facilita gli spostamenti anche di chi non ha mezzi.
Tutte queste trasformazioni richiedevano molta manodopera. Persone e intere famiglie incominciarono a venire da zone vicine e perfino dalle montagne in cerca di lavoro: braccianti, operai, scariolanti, operai agricoli, mezzadri, artigiani e qualche commerciante. Ed è proprio attorno alla stazione che man mano si stratifica l’abitato, si spostano i servizi, lasciando isolato il vecchio sito di Chiesanuova.
Ma questa moltitudine turbolenta (a fine dell’800 a Voltana i residenti sono circa 2000) ma attiva e capace di auto-organizzarsi, aveva bisogno di un luogo per discutere, socializzare, per costruire la comunità.
Con il treno arrivano anche idee nuove, pensieri nuovi. Parole come socialismo, repubblica, anarchia, Mutuo Soccorso, Lega, sindacato, partiti e, soprattutto, cooperazione.
Il Mutuo Soccorso di Voltana fu fondato nel 1881 con lo scopo, recita lo Statuto, di “Assicurare ai soci un sussidio in casi di malattia. Diffondere tra gli operai i sentimenti di moralità, di ordine e di fratellanza. Migliorare le condizioni morali, intellettuali e materiali dei braccianti”. Fai clic qui per scaricare la presentazione e un estratto del libro “Mutuo Soccorso: dam una man”, in PDF.
Di seguito, riproduzione dello Statuto della Società di Mutuo Soccorso di Voltana, 1881:
Ma non bastava: troppo grandi erano le disuguaglianze, la miseria e la disperazione sociale. Occorreva il lavoro, continuativo e remunerato dignitosamente. E non fu una lotta indolore.
Questi bisogni furono ben compresi dal Partito Socialista e, come ricorda Atos Billi in “Voltana una comunità particolare”, soprattutto da un suo dirigente: Luigi Antonellini (1861-1933) (fai clic qui per scaricare una presentazione di Antonellini di Francesco Silvagni, e di William Savorani).
Luigi Antonellini:
Scrive Atos Billi:
“Antonellini ebbe un ruolo estremamente importante a Voltana: dal 1885 al 1922 fu promotore oculato, preparato, instancabile e disinteressato di tutte le iniziative di valenza sociale: associazioni operaie, leghe e sindacati, cooperative di lavoro e di consumo, consorzi di cooperative”.
Ma soprattutto, insieme a Gian Battista Foschini e altri 30 braccianti, nel 1907, Antonellini fondò la Società cooperativa fra gli operai braccianti di Villa Voltana (fai clic qui per l’estratto in PDF del libro sull’80° anniversario della cooperativa). Dei 32 soci fondatori, dal notaio, 19 non furono in grado di firmare in quanto analfabeti. In soli sette anni, dal 1907 al 1914, la cooperativa acquistò o prese in affitto vasti terreni per rispondere al bisogno di lavoro, costruì̀ un grande mulino, l’edificio della cooperativa di consumo che praticava prezzi calmierati per i lavoratori, acquistò macchine agricole, compresa la trebbiatrice, iniziò i lavori per la costruzione dell’asilo infantile e progettò la costruzione di una fornace e di un fondo per le case popolari. Perfino un’agenzia di pompe funebri per dare degna sepoltura a chi aveva vissuto di onesto lavoro. Dalla culla alla tomba: l’intuizione del welfare!
La CASA DEL POPOLO (fai clic qui per la sua storia in PDF), che sorse negli anni dal 1907 al 1910, di tutto questo doveva essere il simbolo.
L’esecuzione dell’opera fu affidata ad una impresa edile, mentre braccianti operai e molti contadini offrirono giornate di lavoro volontarie e gratuite. L’inaugurazione avvenne la notte del 31 dicembre 1910 con un veglione a cui presero parte un grandissimo numero di persone venute anche dai paesi vicini. L’edificio fu definito di “vastissime proporzioni”. Ospitava il bar con ampia sala, gli uffici per la cooperativa e per tutte le organizzazioni politiche e sindacali dei lavoratori; una sala riunioni, una libreria e i bagni pubblici. La sala al primo piano, adibita a teatro, ospitò per molto tempo spettacoli di lirica e di prosa. Memorabile la lettura, la domenica mattina, dell’articolo di fondo dell’Avanti!, organo del partito socialista, fatta da Antonellini ai presenti che poi traduceva in dialetto per permetterne a tutti la comprensione. La Casa del popolo era dunque anche un luogo per elevare la formazione politica e culturale dei lavoratori.
Durante questo lungo e duro cammino di emancipazione tanti furono i momenti difficili e perfino tragici che videro la Casa del popolo luogo di organizzazione, di accesi dibattiti e concitate assemblee.
Come durante i cosiddetti “Fatti di Voltana del 1910”. Una mobilitazione dei braccianti contro lo “scambio delle opere” tra contadini (incoraggiata dai proprietari) ma che toglieva ai braccianti l’unica possibilità di lavoro stagionale: lo scontro degenerò e un mezzadro repubblicano cadde ucciso da un bracciante socialista. Questa tragedia fu oggetto di ben 3 sedute alla Camera dei deputati. Dopo questi tragici eventi i repubblicani uscirono dalla Casa del popolo e costruirono una loro sede autonoma. O come per la Settimana Rossa che nel 1914 incendiò la Romagna e vide insieme socialisti, anarchici e repubblicani insorgere per protestare contro l’uccisione ad Ancona di 3 dimostranti durante una manifestazione antimilitarista. A Voltana fu incendiato il ponte sul Santerno, devastato l’Oratorio in via Pastorella, semi incendiata una palazzina (la Parigina) della famiglia Ortolani, proprietari terrieri, e bloccata la ferrovia. Finito il tumulto 32 manifestanti finirono in carcere, poi amnistiati e spediti al fronte.
Il 2 maggio 1921, i fascisti di Ferrara che tornavano da Ravenna dove avevano compiuto una delle tante spedizioni punitive, scesero alla stazione di Voltana, assalirono la Casa del popolo e si abbandonarono al saccheggio. Ricorda uno dei presenti: “in un attimo lingue di fuoco si videro uscire dalle finestre”.

Durante il ventennio fascista, la Casa del Popolo fu requisita e trasformata in Casa dei Sindacati. Dal 1941 al 1943 ospitò un centinaio di ragazzi figli di coloni libici (leggi il racconto in PDF dall’Almanacco di Voltana) fatti rimpatriare per motivi precauzionali dovuti alla guerra. Al primo piano c’era il dormitorio e al piano terra il refettorio e la scuola. L’educazione era di tipo paramilitare ma comprendeva anche lo studio delle tecniche agronomiche al punto che alcuni di loro, dopo l’8 settembre, furono accolti presso famiglie contadine locali.
Nel dopoguerra la Casa del popolo, tornata nella disponibilità della cooperativa braccianti, contenne a stento l’esplosione di voglia di vivere dei voltanesi (scopri di più scaricando l’estratto dell’Almanacco di Voltana) dopo gli anni tristi della dittatura e della guerra. Nella grande sala-teatro (per qualche tempo battezzata sala Arlecchino) trovarono spazio ogni tipo di iniziative, da quelle canore (con cantanti affermati come Luciano Tajoli, Nilla Pizzi, Giorgio Gaber, Milva, Morandi) alle serate di ballo (si impazziva per i balli portati dalle truppe anglo-americane), ai veglioni organizzati da varie associazioni locali, in prima fila i ragazzi della FGCI, i giovani comunisti. Si esibirono compagnie teatrali e spettacoli con cantanti di opera e di operetta.
Interessante fu l’esperienza del teatro di massa che coinvolgeva i cittadini nella ricostruzione e rivisitazione anche emotiva di eventi salienti del loro drammatico passato (scopri di più dall’almanacco di Voltana: estratto 1, ed estratto 2).



Non mancarono neppure iniziative sportive con un ring montato sul palco, una pedana per la scherma e gare di pattinaggio. All’esterno gare di pallavolo e di ciclismo sia maschile che femminile:
Non potevano mancare le proiezioni cinematografiche, anche di film stranieri, che portarono una ventata di nuovi modi di vivere e di pensare:
Gli anni ’50 furono anche gli anni dei Treni della Felicità (leggi gli estratti dall’Almanacco di Voltana, di Enrico Marangoni, Valeria Monti e Giovanni Rinaldi): grazie a UDI (Unione Donne Italiane) e CGIL, ragazzi e ragazze provenienti dalle zone più disagiate d’Italia (in particolare dal Sud) furono ospitati per qualche tempo presso molte nostre famiglie. Un’esperienza bellissima che dimostrò come l’unità del Paese potesse essere costruita dal basso. Alcuni restarono. Ovviamente lo spazio dove incontrarsi tutti assieme era la Casa del Popolo.
Gli anni ’70 videro l’affacciarsi di una nuova generazione e dei Circoli Arci. L’obbiettivo era l’“impegno” per una società migliore, per una nuova cultura, la pace e la solidarietà internazionale. Erano i tempi della guerra del Vietnam e del colpo di stato fascista in Cile e in Grecia. E in Italia del terrorismo delle brigate rosse e di quelle nere. La Casa del popolo divenne il luogo di infiniti dibattiti politici, delle famose proiezioni di cinema d’essai con a seguire il dibattito (reso famoso da Paolo Villaggio-Fantozzi). A Voltana furono ospiti cantanti “impegnati” come Pierluigi Bertoli, Claudio Lolli, i Nomadi. Molto interessante anche l’incontro con il regista Montaldo che stava girando il suo film “L’Agnese va a morire” dalle nostre parti. Un profugo cileno, scappato in Italia dopo il colpo di stato, dipinse sui muri della nostra sede Arci uno splendido murales andato purtroppo perduto nella ristrutturazione.
Negli anni ’80 la Casa del popolo vide visite ufficiali importanti. Grazie all’impegno della Consulta e della locale sezione PCI, in un clima di superamento della guerra fredda, vennero in visita a Voltana l’ambasciatore dell’allora Unione Sovietica in Italia Nicolai Lunkov in un tripudio di fiori e bandiere rosse e della pace, e poi Giancarlo Pajetta, notissimo politico italiano, protagonista della Costituente e dirigente del PCI, amatissimo dai voltanesi. Varie volte fu presente anche Luciano Lama, segretario nazionale della CGIL, che usava poi intrattenersi anche per accanite partite di beccaccino. Da ricordare anche un bellissimo incontro tra un’esponente dell’OLP palestinese e un rappresentante dell’ambasciata israeliana. Allora tutto pareva ancora possibile.






Gli anni ’90 videro l’entrata in scena di una nuova generazione che però, a differenza delle precedenti, non si sentiva troppo coinvolta nelle problematiche della comunità. O almeno non nelle forme tradizionali. Comunque la grande sala al primo piano fu teatro di animate e memorabili assemblee su problemi locali e non. Tre su tutti: il salvataggio di un’importante azienda cooperativa locale, il Comacar, oggi Terremerse; il sofferto cambiamento di nome del Partito comunista (per molti una ferita mai rimarginata) e le ancor più animate discussioni sulla realizzazione a poca distanza dal paese di una discarica.
Ci si chiedeva intanto dove fossero i giovani e molti sentenziavano l’inadeguatezza per loro dei nostri spazi. Invece nel 1996 un gruppo di ragazze e di ragazzi decise di mettersi in gioco con un’idea nuova: il People House (scarica l’approfondimento in PDF di Livia Pelloni). Tra lo smarrimento di molti ma il sostegno di tutti, una volta capito dall’inglese che sempre di Casa del Popolo si trattava, tutti i venerdì sera, ebbe inizio una bellissima esperienza a base di musica rock, con gruppi più̀ o meno importanti, e incontri di giovanissimi, alcuni dei quali artisti, che esponevano in quel contesto i loro lavori. Il giusto equilibrio delle cose veniva ripristinato la domenica sera con la serata di liscio organizzata dall’associazione GAL. L’esperienza del People House andò avanti con straordinario successo fino al 2002 quando cessò, tra lo sconforto generale, causa l’inidoneità della struttura alle nuove normative sulla sicurezza.














Iniziò così un lungo, travagliato e oneroso percorso che portò alla ristrutturazione dell’intero complesso della Casa del popolo grazie all’impegno di tanti soggetti, dalla cooperazione ai privati, dal sindacato fino al Comune che acquistò quella sala che per un secolo era stato il luogo in cui tante generazioni di voltanesi avevano discusso sulle sorti della loro comunità e non solo (fai clic sui seguenti link per tanti approfondimenti sulla ristrutturazione: PDF1, PDF2, PDF3, PDF4).
La presentazione della nuova Casa del popolo avvenne con un concerto il 28 settembre 2013 esattamente a 103 anni dalla sua nascita. Una Casa del Popolo attiva, anche negli ultimi anni (scarica il PDF sul Teatro alla Casa del Popolo, di Carlo Monti).



(a cura di William Savorani)